Non ci poteva essere sceneggiatore migliore di Harold Pinter per raccontare le traversie della Signora Armitage, un’elegante donna borghese che vive nella Londra degli Anni ‘60, un po’ confusa e sull’orlo di una crisi di nervi, alle prese con i suoi matrimoni falliti, il suo sciame di figli, i tradimenti, reali o presunti, del suo ultimo marito.
Pochi forse sanno che nel 1965 Pinter vinse il BAFTA per la sceneggiatura del film “Frenesia del piacere”, l’adattamento cinematografico, diretto dal regista britannico Jack Clayton, di uno dei romanzi più famosi (e in parte autobiografico) della scrittrice gallese Penelope Mortimer, “La Signora Armitage”.
Magistralmente interpretato da Anne Bancroft – la pellicola le valse una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista e il premio per la miglior interpretazione femminile al 17° Festival di Cannes – il film si snoda intorno alle vicende di Jo e del suo quarto matrimonio con Jake Armitage (Peter Finch), sceneggiatore cinematografico di successo.
Attraverso flashback e dialoghi asciutti, la vita dell’ironica Signora Armitage viene chirurgicamente ripercorsa: dall’infanzia infelice sino all’eutanasia di questo nuovo rapporto fatto di solitudine e incomprensioni, di elegante normalità di facciata e trasgressioni taciute.
Un intenso ritratto di una donna dalla personalità complessa: moderna, ribelle e anticonformista ma indissolubilmente legata al suo essere moglie prigioniera in una casa di vetro, capace di realizzarsi solo attraverso la maternità e l’amore verso i numerosi figli.
Una lucida, disincantata e sempre attuale riflessione sulle nevrosi umane e sul rapporto di coppia in una società dove il perbenismo e la normalità prevalgono sulle verità inconfessabili di ognuno.