La donna del tenente francese

La donna del tenente francese

Ci ricordiamo tutti di quell’immagine.  Una donna misteriosa avvolta da un mantello, sola all’estremità di un molo battuto dal vento e dalle onde dell’Oceano, rivolta ostinatamente verso l’orizzonte incurante del pericolo.

E poi quel viso, indimenticabile e tragico,

quello sguardo potente capace di trafiggere e penetrare.

Si apre così – in un paesaggio che evoca un quadro di Turner – “La donna del tenente francese” il film del 1981 diretto dal regista Karel Reisz, tratto dall’omonimo romanzo di John Fowles e interpretato da Meryl Streep e Jeremy Irons.

Tutti conoscono questo splendido film. Pochi sanno che la sceneggiatura (David di Donatello nel 1982) fu scritta da Harold Pinter che riuscì magistralmente a trasferire sullo schermo il romanzo dello scrittore britannico in un’ottica innovativa, eliminando la figura del narratore – che nel libro è lo stesso Fowles e che spesso si intromette nelle vicende dei personaggi riportando in vita il passato e paragonandolo agli Anni ’60 epoca in cui scrisse il romanzo –  e creando due storie autonome e parallele.

Una – ambientata nell’Inghilterra del puritana dell’età vittoriana – racconta la passione di Charles, un giovane studioso di fossili fidanzato con la facoltosa Ernestina Freeman, per l’enigmatica Sarah Woodruff emarginata dai suo concittadini per la sua fugace relazione con un tenente francese; l’altra – collocata temporalmente negli anni Ottanta – narra la relazione clandestina fra Mike ed Anna, due attori che stanno girando un film tratto dal celebre libro di John Fowles.

Due piani di narrazione, due storie che si intrecciano… in un finale dove la sceneggiatura di Pinter offusca i confini tra realtà e finzione, mescolando passato e presente e unendo due mondi solo temporalmente lontani in una sola parola: “Sarah”, che Mike grida ad Anna quando lei se ne va, abbandonando il protagonista al termine delle riprese del film.

Ph Pinterest

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