L’arte di tradurre: Alessandra Serra e Harold Pinter

L’arte di tradurre: Alessandra Serra e Harold Pinter

 

Apriamo solitamente la settimana di PinterMonAmour con una poesia.

Questa settimana, di luci natalizie e neve, l’apriamo con una poesia diversa, quella di un incontro con chi ha portato l’essenza di Harold Pinter in Italia, i suoi testi, i suoi silenzi, la sua musicalità che solo poche persone avrebbero saputo sentire, capire e mantenere in una traduzione.

Alessandra apre la porta con un sorriso. Non so come e ci ritroviamo sedute al tavolo insieme, come se il tempo fosse un punto dilatato e tutti quei testi letti che riportavano, affianco a Pinter, il suo nome e che nutrivo il sogno di ascoltarla, fossero stati lì da sempre in attesa di trovare un inizio del tutto.

Pochi i convenevoli: “di cosa vogliamo parlare? Pinter è un autore brillante” esordisce Alessandra senza aspettare una nostra domanda. “Pinter dice cose terrificanti ma che devono far ridere. Il pubblico deve ridere”. Molte delle sue opere sono commedie e nei Paesi dove sono rappresentate il suo spirito è ben compreso. Come era desiderio di Checov per le sue opere.

Mentre Alessandra parla, teatro e vita si intrecciano, così come i ricordi, quelli che fanno sorridere, quelli che commuovono, quelli che ti aspettavi fossero realmente così. Coincidenze e similitudini perché alla fine Pinter scrive dell’essere umano, di tutte le sue sfaccettature, di quanto ci sembrerebbe essere impossibile, perché non avevamo voluto vedere e scoprire. Di noi stessi, degli altri, delle nostre relazioni, della politica, dell’amore, del tradimento, della guerra.

Dai racconti di vita di Alessandra, Pinter rimane ed emerge come l’autore che abbiamo sempre conosciuto, con la sua onestà intellettuale e la sua capacità di denunciare chiunque commetta un’umana ingiustizia oltre ogni ideologia.

Con le sue passioni, come quella per il cricket o per Proust di cui conosceva le sue opere a memoria. Con la sua musica, la sua capacità di ritrovare un ritmo diverso dell’animo umano che comprenda anche le pause e i silenzi.

Doveva essere un’intervista su Pinter in realtà è stato un viaggio, nel tempo e nell’anima durante il quale Alessandra ci ha fatto incrociare vite, partecipare a ricordi e sensazioni, svelato pensieri inespressi e senza che ci accorgessimo si è fatta sera, una sera che ha avuto una senso diverso, come quelle sere quando assisti a un’opera di Pinter…

 

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