Harold Pinter e quella mela avvelenata

Harold Pinter e quella mela avvelenata

Una mela morsa, affogata nel cianuro, e Biancaneve che con voce soave canta “Il mio amore un dì verrà”.

E’ la scena finale di “Breaking the Code”, il film del 1995 di Herbert Wise dedicato al britannico Alan Turing – uno dei più grandi geni del Ventesimo secolo considerato tra i padri della moderna informatica – e magistralmente interpretato, tra gli altri, da Sir Derek Jacobi e Harold Pinter in un ruolo che ai tempi qualcuno definì quello di “un orribile burocrate orwelliano”.

La pellicola, inedita in Italia, è un adattamento dell’omonima e applaudita opera teatrale del 1986 del drammaturgo Hugh Whitemore e come il più famoso “The imitation game” del 2014 – premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale – si ispira alla biografia di Turing scritta da Andrew Hodges.

Ma “Breaking the Code” va oltre al ritratto biografico del protagonista e squarcia un velo sulla tragedia umana del matematico britannico che durante la Seconda Guerra Mondiale mise le sue straordinarie capacità al servizio del suo Paese contribuendo in modo decisivo alla decifrazione di Enigma, la complessa macchina utilizzata dalle forze armate tedesche per criptare le loro comunicazioni.

Il film, che si snoda attraverso flashback che riportano alla giovinezza del protagonista e al tempo della guerra, prende il via agli inizi degli Anni 50 quando Turing si rivolge alla polizia per denunciare un furto subito e ingenuamente confessa a un funzionario di polizia la sua relazione omosessuale con un giovane pregiudicato.

Da qui prende l’avvio il calvario di Turing.

E’ perennemente sotto controllo, la sua vita sessuale è sotto i riflettori e l’agente segreto di Sua Maestà John Smith (interpretato da Harold Pinter) lo pressa per accertarsi che nessun segreto militare di cui era a conoscenza venga rivelata ai suoi amanti.

Nel 1952, Turing viene condannato per “gravi oscenità e condotta indecente”. “Non vedo nulla di malvagio nelle mie azione”, ripete al processo. E spera sino all’ultimo che il Parlamento britannico, che già ne sta discutendo, abroghi il reato di omosessualità. Inutilmente, perché avverrà parecchi anni dopo, nel 1967.

Tra la galera e la castrazione chimica, Turing sceglie la seconda.

E due anni dopo, addenta la mela avvelenata. Come in una fiaba, sulle note della melodia de “Il mio amore un dì verrà”. Ricordando Christopher l’amico dell’adolescenza prematuramente scomparso e sempre rimpianto.

La fine di una vita geniale che è stata capace di infrangere il codice Enigma ma anche quello morale e giuridico dell’Inghilterra di quegli anni.

E per chi volesse vedere “Breaking the Code”…   https://archive.org/details/youtube-S23yie-779k

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