Richard: Viene il tuo amante, oggi?
Sarah: Mmnn.
Richard: A che ora?
Sarah: Alle tre.
Inizia così “L’amante”, l’atto unico scritto da Harold Pinter nel 1962 e portato in scena l’anno seguente all’Arts Theatre di Londra con la regia Michael Codron and David Hall dopo aver fatto il suo debutto in televisione con protagonista Vivien Merchant, la prima moglie del drammaturgo britannico.
A giudicare dalle prime battute sembrerebbe trattarsi di una commedia
basata sul più classico dei triangoli amorosi
Richard e Sarah sono una coppia apparentemente ordinaria che vive in una villetta nella campagna londinese.
Lui è un rispettabile uomo d’affari sempre impegnato, lei una casalinga un po’ annoiata dalla monotonia della vita coniugale che si distrae con Max. Lui va a trovare Sarah a casa, quando Richard esce per andare a lavorare nella City. Per le sue visite lei si cambia le scarpe basse che indossa nella vita di tutti i giorni per sostituirle con seducenti tacchi a spillo. Max è una persona molto differente dal marito, lontana dal bigottismo borghese di lui e capace di soddisfarla pienamente.
Nonostante Richard sia a conoscenza del rapporto extraconiugale di Sarah, la coppia sembra andare d’accordo: tra loro non ci sono segreti e il marito sembra accettare il tradimento della moglie con il tipico self control britannico… un’accondiscendenza progressista forse un po’ eccessiva anche per la swinging London degli Anni ’60.
Ma si sa, Harold Pinter ci ha abituato a ben altro e, come ci si aspetta da ogni sua opera c’è molto di più.
Perché Richard accetta così di buon grado l’adulterio della moglie? Forse perché anche lui nulla si fa mancare visto che uscito dall’ufficio è solito fare una piccola sosta prima di tornare a casa intrattenendosi con prostituta?
Troppo banale, stiamo parlando di Harold Pinter. E allora qual è il segreto che si cela dietro questo menage in cui la coppia sembra trovare il suo equilibrio, la sua forza e anche la ragione del suo essere?
Con un colpo di scena Harold Pinter ci svela la vera identità dei due amanti della coppia e sul palcoscenico della vita rimangono solo un uomo e una donna: Richard e Sarah. E la loro doppia esistenza, il loro raffinato inganno, prigionieri dei ripetitivi meccanismi di un gioco di ruolo in cui i due protagonisti si alternano nell’interpretare i loro rispettivi amanti, in un turbinio di menzogne senza fine.
Richard e Sarah, Max e la Prostituta: non un giudizio, non una critica alla società libera ed emancipata – che si affacciava quando Pinter scrisse l’opera – ma una denuncia sulla mancanza di comunicazione, sulla perduta semplicità e spontaneità di un incontro che riesce a concretizzarsi solo nella finzione del gioco erotico e amoroso.
“L’amante” – che a tutt’oggi conserva intatta la sua attualità e la sua prorompente forza – ha un sapore quasi pirandelliano… l’uomo non è altro che una maschera, incapace di esprimere il profondo del suo essere, bloccato dall’insicurezza e dal timore del giudizio degli altri.
O come diceva Harold Pinter:
“La vita di ognuno di noi è sempre minacciata e incerta.
Viviamo nella repressione e fingiamo di vivere nella libertà”
Photo cover René Magritte