I tradimenti di Harold Pinter

I tradimenti di Harold Pinter

Un pub. 1977. Primavera. Mezzogiorno. Emma è seduta a un tavolino d’angolo. Jerry le si avvicina con due bicchieri, uno di birra per sé e uno di vino per lei. Si siede. Si sorridono. Brindano in silenzio e bevono. Lui si appoggia allo schienale della sedia e la guarda.

Inizia così “Tradimenti”, uno dei testi più celebrati di Harold Pinter, scritto nel 1978 e rappresentato per la prima volta al National Theatre di Londra nel novembre dello stesso anno diretto da Peter Hall.

Dal quella prima messa in scena, l’opera di Pinter ha conosciuto molti allestimenti teatrali – tra cui recentemente quello di Michele Placido con Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione – e, nel 1983, anche una trasposizione cinematografica per la regia di David Jones e interpretato da Jeremy Irons, Ben Kingsley e Patricia Hodges.

La vicenda è ambientata tra Londra e Venezia e comincia dalla fine, dal 1977, quando – due anni dopo il termine della loro relazione extraconiugale – i due ex amanti si incontrano.

La storia procede a ritroso nel tempo con flashback che man mano ci portano all’origine del loro primo incontro avvenuto nel 1968, al loro primo bacio che segna l’inizio di questo ménage à trois tra Emma, sposata con Robert, e Jerry, miglior amico del di lei marito.

La situazione è, quindi, molto più complessa e Pinter non ci racconta solo un’ordinaria storia di infedeltà coniugale, ma ci fa percorrere un viaggio nella memoria da cui, a poco a poco, riemerge un mondo fatto di apparenze e falsità.

Il vero inganno è quello del tempo e “Tradimenti” – come scrisse il critico letterario Dario Calimani – è il tradimento della memoria che cancella e rimuove i ricordi; è il tradimento del passato a opera del presente; il tradimento del tempo che cambia il significato delle cose, dei sentimenti, delle persone, e delude le aspettative dell’uomo, le sue speranze, le sue illusioni; è il tradimento della ragione che spinge l’individuo a giustificare per sé l’uso di una doppia morale; è il tradimento della realtà, nelle mezze verità, mezze bugie…”

E in un’intervista rilasciata a New York Pinter disse: “È solo il trucco della memoria, la memoria è così. Comincia tutto dall’ultimo istante, si riavvolge all’indietro.  Solo che sopra c’è la testa o il cervello o la logica o l’abitudine a pensare.  Mettendo tutto alla rovescia, in “Tradimenti”, io ho preso la memoria alla lettera, la memoria senza logica, che è una macchina stupida, come tutte le macchine”.

Emma si avvia verso la porta. Jerry la prende per un braccio. Lei si ferma e rimane immobile. Rimangono in piedi, immobili, guardandosi.

Sipario.

2 thoughts on “I tradimenti di Harold Pinter”

  1. Vi ringrazio della citazione. In effetti, non so chi io debba ringraziare.
    Non conoscevo questo blog. Ho letto anche la pagina su Old Times e a proposito del disaccordo di Pinter con Visconti. Credo non ci fosse nulla che gli desse più fastidio del tentativo, da parte della critica, di metaforizzare i suoi testi e il loro significato ogniqualvolta non si riuscisse a venirne a capo sul piano letterale. Ed è questo forse il problema maggiore per chi cerca di capirli. Buon lavoro.

    Dario Calimani

    • Grazie Dario del tuo post: è così. Ci sono autori che si comprendono solo senza volerli comprendere, se non lasciando spazio, senza idee preconcette, ai loro personaggi, ai loro vissuti, alle loro vite che prendono corpo attraverso attori che si muovono sulla sensibilità e il rispetto del regista per l’autore e la comprensione della sua visione della vita espressa attraverso il testo. Buona serata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *