Harold Pinter e la Torre d’Avorio

Harold Pinter e la Torre d’Avorio

Harold e Ronald si conobbero nel lontano 1952 al King’ s Theatre di Hammersmith nel corso di un provino tenuto dal popolare manager teatrale e attore Donald Wolfit, noto per le sue produzioni shakespeariane.

La loro fu una lunga amicizia terminata solo con la scomparsa di Pinter.

Sir Ronald Harwood nasce in Sud Africa 1934 e a soli 17 anni si trasferisce a Londra per tentare la carriera teatrale. Dopo il corso all’Accademia Reale d’Arte Drammatica, entra nella compagnia di Wolfit cominciando però a lavorare soprattutto dietro le quinte diventando “dresser”, una sorta d’assistente personale dell’impresario. Un’esperienza, durata dal 1953 al 1959, che gli fornirà lo spunto per scrivere, vent’anni dopo, “Servo di Scena” una delle sue opere più conosciute tra le tante che firmerà a partire dal 1960.

Una lunga carriera, nel corso della quale scriverà romanzi e racconti, opere per il teatro e per il cinema: suo l’Oscar, nel 2003, per la miglior sceneggiatura non originale con “Il pianista” di Roman Polanski, adattamento cinematografico del romanzo autobiografico del musicista polacco Wladyslaw Szpilman.

Ma torniamo a quella amicizia… giocavano spesso a squash insieme, Harold e Ronald.

E insieme lavorarono alla messa in scena di “Taking Sides”, la piece di Harwood che debuttò, con la regia di Pinter, al Minerva Theater di Chichester nel 1995, per poi essere ripresa a New York e in molte altre città.

Pinter fu entusiasta di portare sul palcoscenico l’opera del suo caro amico perché riguardava una questione che rimase centrale in tutta la sua vita di uomo e drammaturgo: la difficile e delicata relazione tra arte e politica e il ruolo che l’artista può e deve avere in un regime totalitario.

La Torre d’avorio, questo il titolo scelto dal traduttore italiano, ruota, infatti, intorno alle vicende, realmente accadute, di Wilhelm Furtwängler, il famoso direttore d’orchestra tedesco che al termine della Seconda Guerra Mondiale fu accusato dagli americani di aver sostenuto il regime nazista: all’apice del successo era rimasto in patria a differenza di molti altri artisti che scelsero volutamente l’esilio. Processato e prosciolto, si difese strenuamente sostenendo di aver scelto per il bene supremo: l’arte.

Ph  npg.org.uk

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