Quando Quasimodo interpretò Pinter. La prima rappresentazione italiana de ‘Il Compleanno’.

Quando Quasimodo interpretò Pinter. La prima rappresentazione italiana de ‘Il Compleanno’.

Suono il campanello, dopo aver camminato in un bellissimo cortile della Milano che non capita spesso di conoscere.
Mi apre la porta un uomo alto, il cui sorriso e la profondità dei suoi occhi tradiscono una bellezza, nel senso greco del termine, che emerge indomita, sostenuta da quel fascino che portano gli anni quando sono stati vissuti con anima e intensità.

In pochi minuti mi sento come se avessi già conosciuto Alessandro Quasimodo. Si, lui. Il figlio dell’amato poeta e premio Nobel Salvatore Quasimodo e di Maria Cumani, ballerina e coreografa, attrice di prosa che interpretò numerosi film diretti da registi come fratelli Taviani, Pasolini, Fellini, Liliana Cavani, Rossellini, Dino Risi.

Avevo scritto ad Alessandro chiedendogli di raccontare a Pinter Mon Amour il suo “incontro” con Harold Pinter: nel 1973 fu il primo attore italiano ad interpretare il complesso personaggio di Stanley ne “il Compleanno” che il drammaturgo inglese aveva scritto nel 1958.         

Sfogliamo insieme gli articoli di giornale, infiniti, che parlano di lui e di quella rappresentazione. La conversazione si amplia. Ricordi di vita intimi in quella casa paterna dove “si respirava cultura”, di poemi sul Natale composti già all’età di 11 anni, del suo diploma al Piccolo Teatro di Milano, di quando il grande Lee Strasberg lo scelse per un corso di perfezionamento al Festival dei Due Mondi di Spoleto

Racconti che incantano, che vorrei non finissero mai… quattro ore di emozioni e una sola mia domanda, quella che da sempre mi incuriosisce e mi affascina di più: come nasce, cresce e arriva in scena un personaggio che è all’inizio è solo un ritratto tratteggiato su carta.    

Pinter Mon Amour: Alessandro, che cosa ha significato per te lavorare sul personaggio di Stanley?

Alessandro Quasimodo: Ci ho dedicato molto tempo. Dalla prima lettura avevo capito che avrei potuto interpretare Stanley aderendo molto al suo mondo, al suo personaggio. Mi ha conquistato immediatamente la scrittura e quel suo modo di parlare un po’ a frammenti, quel bellissimo rapporto di insofferenza e amore che stabilisce con Meg, la padrona della pensione, che lo prende sotto la sua ala e lo considera come un figlio e lui invece è sempre un po respingente proprio perché si sente condizionato. E’ un asociale, è un personaggio che rifiuta di avere un ruolo nella società e vive ancora con, quello che mi è piaciuto molto, un prolungamento di un’adolescenza che forse non ha vissuto interamente come avrebbe voluto, e quindi si rifugia lì, è un rifugio quella pensione in riva al mare. Nessuno gli chiede da dove arrivi. Potrebbe anche essere evaso da una casa di cura, a giudicare dai piccoli frammenti del suo passato che ogni tanto emergono dai suoi racconti. Come quello in cui ricorda di quei concerti che si preparava a suonare e di quelle sale che trovava sempre chiuse… impedimenti a realizzare le sue aspirazioni.

Una vita abitudinaria in quella piccola pensione. Con i suoi riti che iniziano sempre con la prima colazione e tutti i giorni si ripetono in un clima claustrofobico cui non si sottrae il marito di Meg, un puro di cuore che vive in un suo mondo e che entra in questo giuoco senza aperture verso l’esterno.
Poi arrivano due tipi misteriosi a rompere quella routine: convincono Mey a organizzare una festa per Stanley, anche se Stanley dice che non è il suo compleanno. Arriva un’invitata, una ragazza. E intanto gli sconosciuti sottopongono Stanley ad un interrogatorio estenuante e senza senso. Lui non ne può più, urla, poi entra in una specie di afasia, non riesce più a parlare: dove mi vogliono portare? chi sono? due inservienti del manicomio che mi vogliono portare via? Poi gli rompono gli occhiali perché non possa più vedere cosa succede: una metafora… accecato può rientrare nella società.
Terribile il giudizio di Pinter sulla società inglese, sugli uomini con bombetta e ombrello pronti per entrare nell’ingranaggio della società. E’ una commedia inquietante. Ci sono momenti dove puoi sorridere, ma non puoi farla diventare una commedia comica.

Pinter Mon Amour: Alessandro, dicevi prima che ogni sera volevi ritornare in scena in quel personaggio. Quando ti succedeva questa sensazione, questo desiderio, che cosa ti accadeva?

 

Alessandro Quasimodo as Stanley in The Birthday Party by Harold Pinter – 1973

Alessandro Quasimodo: Era liberatorio. Dopo stavo benissimo. Era questo groppo che si formava dentro a Stanley, di cui lui aveva bisogno di lìberarsi e sono proprio questi due, con questo assurdo interrogatorio, che lo liberano.
E’ un interrogatorio da teatro dell’assurdo dove si toccano alcune corde che fanno accadere quanto accade fino a questa rassegnazione finale di uno che ha vissuto ai margini della vita e deve invece essere irregimentato.  E lui come appare alla fine, lui come un automa.

Pinter Mon Amour: E’ un teatro dell’assurdo o una metafora di qualcosa di reale?

Alessandro Quasimodo:
E’ una metafora di qualcosa di molto reale, di quello che può avvenire in alcune situazioni, nella costrizione che accade quando i padri o in genitori decidono che un figlio deve fare l’avvocato o l’impiegato di banca mentre il figlio vorrebbe scrivere poesie o recitare o fare il ballerino… hai capito: è questo. E’ la violenza.

Pinter Mon Amour: Quanto è attuale oggi Stanley?

Alessandro Quasimodo: E’ attualissimo. Io non ho più l’età per poter fare Stanley ma è un personaggio meraviglioso.

Pinter Mon Amour: Questa violenza di cui parlavamo un tempo legata alla famiglia, potrebbe essere ora passata alla società?

Alessandro Quasimodo: É passata molto alla società che con i suoi ingranaggi ti condiziona a scegliere una strada che magari non senti sia quella che vuoi scegliere, che non è la tua, con la quale non ti ci puoi identificare…  diventa sempre più difficile fare un mestiere che abbia a a che fare con un campo artistico: che garanzie ti dà? Io ho avuto una vita molto particolare… sono nato in una famiglia dove la poesia esisteva già a 5 anni…

Pinter Mon Amour: Se potessi scegliere, quale pièce ti piacerebbe rappresentare?

Alessandro Quasimodo: “Ceneri alle ceneri”.

Alessandro Quasimodo parteciperà alla Pinter Week. Il 10 ottobre – anniversario della nascita di Harold Pinter – al termine della prima nazionale di Landscape, interpreterà alcuni brani del Premio Nobel.

Pinter Week | Milano, Teatro Out Off | dal 10 al 15 ottobre

Per info: A World with a View

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