“… e poi ci sono quei momenti in cui lei diventa la donna dei sogni di Pinter: misteriosa, consapevole e almeno moralmente leggermente superiore agli uomini…”
Lei è Juliette Binoche e con queste parole, nel novembre del 2000, “The New York Time” racconta il suo debutto all’American Airlines Theatre di Broadway in una delle opere più celebrate di Harold Pinter, “Tradimenti”, per la cui interpretazione ricevette una nomination ai Tony Award, il più importanti premio americano per il teatro.
Scritto nel 1978 e rappresentato per la prima volta al National Theatre di Londra nel novembre dello stesso anno diretto da Peter Hall, “Tradimenti” fa il suo esordio in America nel 1980 al Trafalgar Theatre di New York, dove rimane in scena per ben 170 repliche, con la regia del grande Peter Hall e con un cast d’eccezione tra cui Raul Julia e Roy Scheider.
Nel revival del 2000, la Binoche – diretta dal britannico David Leveaux – interpreta Emma, una donna borghese che tradisce il marito Robert con il di lui miglior amico, Jerry. La vicenda, ambientata tra Londra e Venezia, si dipana a ritroso nel tempo con flashback che man mano conducono all’origine del primo incontro dei due amanti e al loro primo bacio che segna l’inizio di questo ménage à trois. Al suo fianco, nel ruolo dell’amante, Liev Schreiber, l’attore statunitense che “The New York Times” ha definito il miglior interprete shakespeariano della sua generazione.
Icona del cinema francese, premio Oscar nel 1996 per la sua interpretazione ne “Il paziente inglese” di Anthony Minghella, la Binoche ha lavorato con i più grandi registi – Louis Malle, Jean Luc Godard, Krzysztof Kieślowski, Abel Ferrara – e ha ottenuto numerosi riconoscimenti quali la Coppa Volpi a Venezia (1993) per “Tre colori: Film Blu” di Kieślowski, l’Orso d’argento sempre per “Il paziente Inglese” a Berlino e la Palma d’Oro a Cannes nel 2010, con “Copia conforme” di Abbas Kiarostami.