La notizia è di pochi giorni fa. Il drammaturgo, commediografo e sceneggiatore David Mamet, vincitore nel 1984 del premio Pulitzer per la drammaturgia, porterà lo scandalo Harvey Weinstein a teatro.
Scarni i dettagli: in un’intervista rilasciata a “The Chicago Tribune”, Mamet ha solo precisato che il progetto si intitolerà “Bitter Wheat”. Il quotidiano ha inoltre riportato l’indiscrezione che una leggenda del teatro di Chicago e star di Hollywood avrebbe già manifestato il suo interesse ad interpretare il ruolo principale.
Non è la prima volta che Mamet affronta il tema delle molestie sessuali.
E forse pochi lo sanno, lo fece anche insieme ad Harold Pinter.
“Pinter è sempre stato il mio eroe” ha recentemente dichiarato Mamet che – a metà degli Anni ‘60 appena adolescente – passava le ore alla mitica Oak Street Book Shop di Chicago (dove è nato nel 1947) leggendo Samuel Beckett e Harold Pinter.
E lì, sotto gli occhi indulgenti di Carol Stoll, la proprietaria della libreria, che Mamet inizia ad essere influenzato dai lavori del drammaturgo britannico: “E’ stato grazie a Pinter se ho cominciato a scrivere. Lui ha rappresentato il mio primo incontro con il teatro moderno. La sua opera, come nessun’altra, mi appariva reale. Erano storie che sentivi per le strade, che ascoltavi in taxi. Non erano sceneggiature”.
Mamet impara da Pinter i meccanismi della scrittura teatrale, a mantenere solo ciò che è assolutamente necessario. Apprende il grande potere delle pause e la loro capacità di coinvolgere il pubblico tanto quanto le parole pronunciate dagli attori.
Negli Anni Settanta Mamet comincia a farsi conoscere come autore teatrale e nel 1983 – dopo aver debuttato nel mondo del cinema con la sceneggiatura de “Il postino suona sempre due volte” (portato sullo schermo da Bob Rafalson e interpretato da Jack Nicholson e Jessica Lange) e ricevuta la sua prima nomination all’Oscar per “Il verdetto” (memorabile l’arringa finale dell’avvocato interpretato magistralmente da Paul Newman) – scrive per il teatro “Glengarry Glen Ross”, una feroce rappresentazione del mondo degli affari americano.
Non convinto del tutto di questa sceneggiatura, Mamet decide di inviarla ad Harold Pinter.
Pinter la legge, se ne innamora e la manda immediatamente al grande regista Peter Hall. “Glengarry Glen Ross” viene rappresentata al National Theatre di Londra nell’autunno dello stesso anno e nel 1984 vince il premio Pulitzer per la drammaturgia. Mamet ne trarrà anche la sceneggiatura per un film – uscito in Italia con il titolo di “Americani” – interpretato da Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin e Kevin Spacey.
E poi nel 1992 – dopo la trasposizione cinematografica della sua opera teatrale “Sexual Perversity in Chicago” (“A proposito della notte scorsa”) e la sceneggiatura de “Gli intoccabili” – il grande successo diretto da Brian De Palma con Robert De Niro, Kevin Costner, Sean Connery e Andy Garcia – Mamet scrive l’opera teatrale “Oleanna”.
E qui torniamo al tema della molestie sessuali. E anche a Pinter. Perché “Oleanna” ruota intorno alle vicenda di un professore accusato di tentato stupro da una studentessa. E perché Pinter nel 1993 diresse la prima produzione britannica del lavoro di Mamet alla Royal Court di Londra, cambiando però il finale e sostituendolo con quello di una precedente versione stilata da Mamet.
“Non ci può essere un’opera più dura o più risoluta di Oleanna”, scrisse Pinter in una lettera a Mamet spiegando la sua decisione. “Il finale originale è, brillantemente, è l’ultima coltellata. Lei si alza da terra (non preoccuparti per me, io sto bene) e va diritta alla gola. L’ultima riga è la sintesi perfetta, l’epilogo migliore di tutta l’opera . È drammaticamente glaciale.”
Mamet non la prese bene e la scelta di Pinter causò una spaccatura tra i due grandi scrittori.
Una frattura che si sanò pochi anni dopo, nel 2000, quando Mamet diresse Pinter nell’adattamento televisivo dell’opera teatrale “Catastrophe” che Samuel Beckett – altro mito di Mamet e intimo amico di Pinter – scrisse in favore del drammaturgo e dissidente cecoslovacco Vaclav Havel.