Penelope Lively è un’affermata scrittrice britannica che nel 1987 ha vinto il prestigioso Booker Prize con il romanzo “Incontro in Egitto”.
Nata nel 1933 in Egitto, dove ha vissuto fino all’adolescenza, Lively rientra in Inghilterra nel dopoguerra, si laurea in storia ad Oxford e comincia a scrivere racconti e romanzi, dapprima solo per ragazzi, fino a diventare una scrittrice acclamata dalla critica e membro della Royal Society of Literature.
Ma torniamo a “Incontro in Egitto”.
Protagonista del romanzo – “Moon Tiger” è il titolo originale – è Claudia Hampton, una di grande fascino e temperamento, famosa e intrepida corrispondente dall’Egitto durante la Seconda Guerra Mondiale e celebrata studiosa di storia negli anni successivi. Claudia è al termine della sua vita terrena e così decide di raccontare la storia del mondo e della sua vita attingendo al tempestoso labirinto della sua memoria.
Ma… “la cronologia mi irrita. Non c’è cronologia dentro di me. Io sono una miriade di Claudia che si muovono si mescolano e si dividono come scintille di luce sulla superficie dell’acqua. Il mazzo di carte che mi porto dentro si mischia e si rimischia in ogni occasione; non c’è ordine, tutto avviene contemporaneamente”
E così, nel romanzo, i ricordi cominciano a prendere forma in modo apparentemente disordinato, a comporsi in un mosaico di eventi e avvenimenti che coprono quasi un secolo di esistenza.
Ai più attenti estimatori di Pinter non sarà sfuggito come già questi pochi ingredienti dell’affascinante romanzo della Lively potrebbero essere perfetti per un film sceneggiato dal nostro Harold!
E infatti ai tempi qualcuno ci pensò…
In un’intervista alla BBC del 1991 la scrittrice racconta: “quando è stato pubblicato il romanzo, c’era l’idea di trasformarlo in un film. Qualcuno chiese anche ad Harold Pinter se fosse interessato a scrivere la sceneggiatura. Ricordo di aver trovato la risposta di Pinter estremamente interessante. Harold disse che il libro gli era piaciuto molto ma che sarebbe stato estremamente difficile poter portare sullo schermo quello che gli autori esperti chiamano “internalising”: “gran parte del libro è fatto dei pensieri e delle emozioni di Claudia.. Come è possible farlo? E’ molto difficile e capisco perfettamente il suo punto di vista. Disse che ci aveva pensato molto, ma che proprio non riusciva a vedere come avrebbe potuto tradurli e mantenere quell’aspetto che secondo lui era assolutamente fondamentale per il libro”.
E così Harold si arrese a Claudia… d’altronde, come dice l’autrice, un film senza la voce interiore della protagonista non sarebbe il vero riflesso di “Incontro in Egitto”. La meravigliosa, complicata, frustrante essenza di Claudia non potrebbe mai essere ricreata.
Ph spectator.co.uk