8 Maggio 1978. Harold Pinter e Antonia Fraser decollavano alla volta di Israele.
In vista del viaggio, Mister Pinter aveva acquistato un paio di occhiali da vista “insolitamente grandi e alquanto sinistri” e scarpe di tela bicolori in cuoio e tela.
Comincia così il diario che Lady Antonia Fraser tenne durante tutto il loro soggiorno in Terra Santa, avvenuto in occasione del trentesimo anniversario dell’indipendenza dello Stato di Israele. Pubblicato all’inizio di quest’anno, “Our Israeli Diary, 1978 – Of That Time, Of That Place” è dedicato ai genitori di Pinter – Frances and Jack – che “tanto amavano Israele”.
Pinter, così come Lady Antonia, non era mai stato in Israele.
E questo viaggio, in un certo senso, lo costrinse a fare i conti con il suo essere ebreo, con l’educazione che aveva ricevuto da bambino e che quasi aveva dimenticato: “erano anni che non pensavo più alla preparazione del mio Bar Mitzvah” disse Pinter – come annota Lady Fraser – durante una loro conversazione al ristorante Mishkenot.
Lady Antonia scriveva ogni mattina con una Olivetti portatile mentre Pinter faceva la doccia. Risiedevano in un grande appartamento a Gerusalemme. Lui si dedicava alla lettura di “Gerusalemme, Gerusalemme”, il saggio storico scritto da Dominique Lapierre e Larry Collins sugli eventi che portarono alla creazione dello Stato di Israele. Lei leggeva quotidianamente il Jerusalem Post e si immergeva in “My Life”, l’autobiografia della prima premier donna israeliana che morirà pochi mesi dopo.
I racconti si susseguono nel diario di Fraser e ci fanno scoprire i luoghi storici del Paese… la città vecchia di Gerusalemme, Betlemme, la Via Dolorosa, il Mar Morto. Spesso con umorismo, come quando Lady Antonia ci racconta le vertigini e il malessere di Pinter mentre saliva in funivia alla fortezza di Masada e la dedica scritta che lui le fece una volta a terra: “Ad Antonia, la ragazza che mi ha fatto scendere vivo”.
Lady Antonia scrive anche della visita all’allora leader dell’opposizione Shimon Peres nella sua casa di Tel Aviv, dell’incontro con il Sindaco di Gerusalemme Teddy Kollek, del tempo trascorso al Parlamento israeliano, la Knesset, con lo scrittore Moshe Perlman e di come lei abbia preferito non incontrare Jackie Kennedy.
Spesso critico nei confronti della politica israeliana riguardo alla questione palestinese, Pinter al termine del viaggio, davanti ad una bottiglia di vino fresca e leggera, disse a Lady Antonia: “sono sicuramente ebreo. Lo so ora. Ma naturalmente questo lo rende più complicato. Sono anche inglese. E questa è una città araba”.