Mi sembra di vederlo, Harold bambino. Me lo immagino entrare in un cinema, in uno di quei nebbiosi pomeriggi inglesi, sedersi e guardare una pellicola di gangster in bianco e nero.
Li trovava straordinari, quei film. Correvano i difficili Anni ’40 e, forse, non sapeva ancora che avrebbe scritto ben 25 sceneggiature per il cinema e recitato per il grande schermo. Mi sembra di vederlo, Harold adolescente. A scuola, alla Hackney Downs, mentre tiene un appassionato speech per i suoi compagni sul realismo e post realismo francese, folgorato da Les Enfants du Paradis, il leggendario film di Marcel Carné e Jacques Prévert.
Gli anni passano e nel 1962 un già famoso Dirk Bogarde viene a sapere che un giovane commediografo sconosciuto ha scritto la sceneggiatura de Il Servo dall’omonimo romanzo di Robin Maugham. Il film era già stato commissionato a Michael Anderson ma una telefonata di Bogarde al grande regista Joseph Losey cambia il corso della storia. Almeno quella di Harold.
Losey acquista i diritti da Anderson e comincia a lavorare con Pinter a quello che sarebbe diventato un indiscusso capolavoro.
Affini per sensibilità e tematiche, Harold e Joseph proseguono il loro cammino insieme: nel 1966 esce nelle sale L’incidente – dove Pinter appare brevemente nei panni di un cinico produttore televisivo – e nel 1971 Messaggero d’amore, uno dei capolavori assoluti del regista statunitense e Palma d’oro al Festival di Cannes.
Nel frattempo, instancabile e appassionato, lavora anche per la televisione e il cinema.
Poi Pinter vola in America per sceneggiare Gli Ultimi fuochi (1976) tratto dal romanzo di F. Scott Fitzgerald: un cast d’eccezione – Robert De Niro, Jack Nicholson and Robert Mitchum – per l’ultimo film di Elia Kazan.
Sfiora anche due Oscar, Harold. Il primo nel 1981. Una storia di passione raccontata attraverso piani narrativi intrecciati – con Jeremy Irons e una spettacolare Meryl Streep – che comunque gli varrà un David di Donatello per la miglior sceneggiatura straniera. Il secondo, nel 1983, quando cura Tradimenti – tratto dal suo omonimo testo teatrale – diretto da David Jones ed interpretato da Jeremy Irons e Ben Kingsley.
Un anno prima di morire, la sua ultima fatica cinematografica: Gli Insospettabili (2007) – remake dell’omonimo film tratto dal testo di Anthony Shaffer – diretto da Kenneth Branagh e interpretato da Michael Caine.
In un’intervista rilasciata in quel periodo a Time Out dichiarò: “Hollywood è, nel complesso, un cesso di posto. Ma da questo schifo sono riusciti a produrre i film più sorprendenti”.
E non possiamo dire che non se ne intendesse, Harold: “ho scritto 25 sceneggiature per il cinema, tre non sono state realizzate, tre le hanno sputtanate: Da una ho tolto la firma e con una certa riluttanza ho lasciato la mia firma su un’altra. Quella da cui ho tolto la firma era “Quel che resta del giorno” per il quale presero il mio lavoro e lo riscrissero. Ma le altre 18 sono state girate esattamente come le avevo scritte. E non parlo tanto dei dialoghi, quanto della struttura. Sono stato sempre molto disponibile, per dirla gentilmente, a discutere sulla struttura. E’ una questione così delicata, la struttura del film, non è vero? Che cosa accade se sposti una scena due minuti più tardi? E’ una ricerca senza fine, eterna, il che è molto eccitante. Davvero lo è.”
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