Tra pochi giorni salirò ancora sul palco. Sarò Kate, una delle protagoniste di Vecchi Tempi – Old Times. Sarò con mio marito Deeley, che così poco sa della mia vita passata, ad attendere l’amica di un tempo Anna, che così tanto conosce di quella vita.
Sul palco del Teatro dei Conciatori di Roma riscopriremo il nostro passato con le nostre paure, i nostri fantasmi, l’incapacità di poter fare uscire quelle parole che vorremmo e la necessità prorompente di riuscire ad esprimerle nella pièce “Vecchi Tempi – Old Times” che Harold Pinter scrisse poco prima di cominciare a lavorare alla sceneggiatura della Recherche di Proust per un film di Joseph Losey mai realizzato. Una memory play, una commedia della memoria che riporta anche me indietro nel tempo, alla prima volta che lessi e interpretai questa meravigliosa opera. Inevitabile, perché il protagonista di questa pièce è il passato, inconsistente, contraddittorio e, per questo, inconoscibile.
Ma torniamo a Kate. Siamo in Inghilterra, nel 1970, in un’isolata fattoria sul mare. Lei è lì, con il marito Deeley, in attesa della sua vecchia amica Anna con cui ha vissuto l’intensa ed effervescente Londra degli Anni Cinquanta. E quei “vecchi tempi”, spensierati, liberi e felici riappaiono: Anna e Kate che si divertivano nei locali alla moda, Anna e Kate che frequentavano le gallerie d’arte e le mostre. Forse i tre si sono incontrati nello stesso posto o, comunque, i contorni sfumati dei ricordi sembrano averli portati negli stessi luoghi. Deeley è curioso, subisce prima il loro fascino ma poi è travolto da un dichiarato timore: Anna fa riemergere una lontana intimità con l’amica del cuore, sua moglie, di cui non ha fatto parte. Così il marito “tradito” cerca la complicità di Anna che a sua volta mescola le carte per avere l’attenzione di Kate e tenerla ancorata alla sua immagine del passato. Si susseguono racconti nebbiosi, omissivi e reticenti.
Chi dice la verità? Chi mente e a chi? E’ tutto un sogno? Questi personaggi sono aspetti di un’unica persona?
Me lo chiedo ancora, nonostante siano passati vent’anni dalla prima volta che portai in scena Kate.
Chissà, forse ha ragione Pinter: “A volte ci si ricorda di cose anche se non sono mai accadute. Io ricordo cose che magari non sono mai accadute, ma proprio perché le ricordo diventano reali”.