Harold Pinter e la Hackney Gang: Il teatro è una delle cose buone della civiltà

Harold Pinter e la Hackney Gang: Il teatro è una delle cose buone della civiltà

Thistlewaite Road 19, East London.

In “una solida villa a tre piani in mattoni rossi, appena fuori dalla rumorosa, vivace e trafficata Lower Clapton Road” – come la descrive Michael Billingtoncresce Harold Pinter.

Un’infanzia felice, trascorsa con gli amici a giocare per le strade di Hackney, un quartiere a quei tempi popolare che oggi è stato riscoperto e riqualificato.

Poche vie oltre, la Hackney Downs Grammar School che Pinter frequenta dal 1944 al 1948 al ritorno dalla Cornovaglia e da Reading dove era sfollato.

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Un ottimo istituto in quegli anni – chiuso dopo essersi fregiato
, negli Anni ’90, del titolo di “peggior scuola” di Gran Bretagna – dove l’interesse dell’adolescente Harold per la letteratura e la recitazione viene incoraggiato dall’insegnante di inglese Joseph Brearley che Pinter descriverà come “ispiratore” e a cui renderà omaggio con la poesia “Dear Joe”, declamata da Julian Sands nel film “A Room With a View”.

Non solo Shakespeare e Webster per il futuro premio Nobel. Alla Hackney Down nasce la grande passione di Pinter per il cricket e nascono, soprattutto, le prime grandi amicizie. Henry Woolf, Mick Goldstein e Moishe Wernick… una ristretta e affiatata banda di ragazzi –  la Hackney Gang – senza un penny in tasca che trascorreva le ore sul fiume Lea e nei caffè di Hackney a discutere di cultura, a recitare poesie, a leggere romanzi.

In un’intervista del 2007 a The Guardian, Henry Woolf – che nel 1957 firmerà all’Università di Bristol la prima regia del primo testo pinteriano “The Room” – raccontò come Pinter già allora fosse un leader che li conduceva per territori inesplorati alla scoperta di nuovi autori come Samuel Beckett e Henry Miller e li trascinava al cinema per assistere ai film d’avanguardia di Bunuel e Cocteau.

Un gruppo affiatato, per il quale l’amicizia era sacra. Grandi amici che Pinter non dimenticherà mai e a cui indirizzerà lunghe lettere. Una straordinaria collezione epistolare che, conservata per anni nelle case di Henry Woolf e di Mick Goldstein, è stata acquistata nel 2014 dalla British Library di Londra.

Più di 100 lettere che Pinter scrisse tra il 1948 e il 1960, quando aveva tra i diciotto e i trent’anni.

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Ai vecchi amici racconta le gioie e non nasconde le difficoltà dell’essere un giovane attore, il suo desiderio di scrivere storie, commedie, drammi. E si dispiace di non poter terminare in tempo “The Room” come il suo amico Henry gli avevo chiesto.

Pensieri da cui emerge la grande passione di Pinter per Samuel Beckett e l’impressionante capacità di comprendere in anticipo la grandezza delle opere dello scrittore irlandese: “il 3 agosto c’è la prima di Godot all’Arts di Londra. Ti prego fai il possibile per vederlo… fallo per me e anche per te… Me lo prometti?” Così scriveva al vecchio compagno di studi Mick Goldstein in una missiva del 1955.

Tra le righe trovano spazio anche scene di vita quotidiana come un’uscita per bere una Guinnes con la moglie, l’attrice Vivien Merchant, che Pinter sposò nel 1956 e dalla quale ebbe Daniel, il suo unico figlio.

E poi, immancabile, quell’amore quasi ossessivo di Pinter per il cricket che lo esalta tanto quanto la prima di Godot. Dettagli minuziosi di partite e giocatori che si riveleranno utili per dare un ordine cronologico a tutte quelle missive che Pinter scrisse senza quasi mai apporvi una data.      

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Lettere intime e suggestive che delineano e anticipano la grandezza di Pinter e che ne testimoniano la sua grande carica empatica, la sua capacità di rendere indissolubile quel legame affettivo con la “Hackney Gang”: “Henry caro, quando sarò un grande attore di successo formeremo una compagnia. Sarà un grande successo. E darà a tutti qualcosa per vivere. Il teatro è una delle cose buone della civiltà”.

 

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