“Il cricket ha fatto parte della mia vita sin dal giorno in cui sono nato”.
Harold amava ripetere spesso questa frase e scherzava solo in parte perché la sua passione per questo antico gioco, nato probabilmente nel Sud dell’Inghilterra intorno agli inizi del 1300, cominciò quando era poco più che un bambino.
Erano i tempi in cui viveva ad Hackney e si alzava ogni mattina alle cinque per andare a giocare, con il suo grande amico Mick Goldstein, nei campi deserti lungo il fiume Lea. Usavano un albero come wicket e si trasformavano nei grandi campioni del tempo… Ray Lindwall, Keith Miller, Denis Compton e, naturalmente, Len Hutton…
Già, Len Hutton, il suo preferito. Considerato uno dei più grandi battitori della storia del cricket, il britannico Hutton esordì nel 1934 nello Yorkshire facendo rapidamente carriera, una carriera interrotta dalla guerra nel 1939 quando giocava nella Nazionale inglese.
E pensare che Harold avrebbe avuto la possibilità di conoscerlo di persona. Pinter era sfollato nello Yorkshire e vide il suo eroe, in congedo dall’esercito, giocare a Headingley. Ma… “Ero troppo timido per avvicinarmi a lui. È sempre stato un rimpianto”, ricordava spesso il drammaturgo britannico. E a lui, nel 2002, dedicò la poesia “I saw Len Hutton in his prime”
Per un po’ di tempo Harold smise di giocare a cricket e ricominciò, negli Anni ’60, quando anche suo figlio Daniel praticava questo sport. Riprese ad allenarsi, con un maestro di origini italiane, ed entrò a far parte della squadra del “Gaieties Cricket Club” di cui divenne anche Capitano.
La casa di Harold era piena di cimeli del cricket: una libreria dedicata solo ai volumi del suo sport preferito, 145 edizioni del Wisden Almanack, una copia incorniciata dell’autografo di William Gilbert WG Grace (un’icona britannica con un record di 44 stagioni consecutive giocate, dal 1865 al 1908), fotografie dei “Gaieties” nonché un suo ritratto ad olio con i tipici pantaloni bianchi che usava durante le partite.
Harold amava il cricket tanto quanto amava il teatro.
Per lui, erano le due grandi metafore della vita. E riferimenti li troviamo in tante suo opere. In “Terra di nessuno”, ad esempio, i quattro personaggi prendono il nome da famosi giocatori del passato, Hirst, Spooner, Briggs e Foster. Così come scene di partite di cricket sono inserite nei film di Joseph Losey “L’incidente” e “Messaggero d’amore” di cui Pinter curò le sceneggiature.
Nell’ottobre del 2008 Pinter rilasciò la sua ultima intervista e al giornalista sportivo Andy Bull dichiarò:
“Tendo a pensare che il cricket sia la cosa più grande che Dio abbia creato sulla Terra, certamente più grande del sesso, anche se il sesso non è poi così male”
Al suo intervistatore disse anche che non vedeva l’ora di vedere “The Ashes” (la più antica competizione internazionale di cricket) che si sarebbe disputata in Inghilterra durante l’estate.
L’Inghilterra sconfisse l’Australia… ma Pinter, purtroppo, era passato già a miglior vita.
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