Gli appassionati del cult Trainspotting, il film del 1996 diretto da Danny Boyle – tratto dal romanzo omonimo dello scrittore scozzese Irvine Welsh – se lo ricorderanno nel ruolo di Daniel Murphy, detto Spud, il ragazzo timido e un po’ sciocco che, nella periferia di Edimburgo, vive ai limiti della legalità insieme al suo gruppo di amici tossicodipendenti.
Lui è Ewen Bremner. Ed è rimasto “folgorato” da Harold Pinter in tenera età.
Nato ad Edimburgo nel 1972, Bremner voleva inizialmente diventare un clown. Inizia a recitare molto giovane al Traverse Theatre di Edimburgo, dove interpreta la versione teatrale di “Trainspotting”.
Nel 1995 la compagnia si sposta dalla Scozia al Bush Theatre di Londra dove la rappresentazione ottiene un grande successo. Comincia poi a muovere i suo primi al cinema e in televisione con piccole comparse. Il primo ruolo da protagonista è in “Forget About Me” la pellicola del 1990 diretta da Michael Winterbottom. Seguono altri film – tra cui “As You Like It” di Christine Edzard, trasposizione cinematografica dell’omonima commedia di William Shakespeare – sino al successo mondiale di Trainspotting.
Ma facciamo un passo indietro…
Aveva tredici anni, Ewen, quando scoprì Harold Pinter.
Trasmettevano in televisione l’adattamento di “The Dumb Waiter” e lui rimase colpito dalla forza della rappresentazione teatrale del drammaturgo britannico: “è stato incredibile vedere due tipi chiusi in una stanza a parlare di niente per più di un’ora. Sono rimasto scioccato dalla semplicità e dalla linearità di quel lavoro. Erano solo parole, ma quello che non dicevano, quello che era rimasto fuori dai dialoghi, era più grande e più potente. Ciò che non era detto rivelava tutto il mondo interiore dei personaggi, e questo era incredibile. E fu allora che mi resi conto della forza di quel modo di comunicare, tutto traspariva dal non detto, dall’inconscio”.
Chissà, forse a quei tempi Ewen non si immaginava che un giorno avrebbe incontrato Pinter.
Si ritrovarono a recitare fianco a fianco nel 1998, nel film “Soho” del regista londinese Jez Butterworth.
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