Si erano persi nei meandri della British Library di Londra da oltre 50 anni.
La notizia del sorprendente ritrovamento fu data dal quotidiano The Guardian, con un articolo di Michael Billington, il 24 ottobre 2001 quando annunciò che Ian Graves – un meticoloso archivista con lo spirito del detective – li aveva scovati mentre stava lavorando nell’archivio del drammaturgo Norman Frederick Simpson, noto esponente britannico del teatro dell’assurdo. Gli ombrelli erano finiti tra i 56.000 soggetti teatrali sottoposti alla censura del Lord Ciambellano che fino al 1968 approvava ogni lavoro che fosse rappresentato in pubblico eliminando i contenuti ritenuti sediziosi o offensivi.
Stiamo parlando di “Umbrellas”, una breve piece che Pinter scrisse nel 1959 appena ventinovenne e che fu portata sul palcoscenico una sola volta nel 1960 alla Nottingham Playhouse.
Non ci fu alcuna recensione a quella rappresentazione e nessun più pensava che da qualche parte ci fosse ancora una copia del lavoro di Pinter.
Lo stesso Graves si dichiarò stupito dal ritrovamento tanto da voler correre subito a casa e controllare tutti i libri che possedeva su Pinter per andare a fondo della faccenda.
Dubbi sull’attribuzione non ce ne furono.
Come scrisse lo stesso The Guardian, lo sketch “is very Pinter” e se c’erano delle perplessità sull’autore le pause del testo dissiparono tutti i dubbi.
“Amo questa piece”, ebbe in quell’occasione a dire il commediografo e buon amico di Pinter Ariel Dorfman…
“è senza dubbio Harold. Amo questi due gentiluomini inglesi su una terrazza assolata che parlano di ombrelli. E’ assurdo, ma la vita di tutti i giorni è assurda, è il genere di dialogo che tutti possiamo sentire”. (1)
Anche lady Antonia Fraser, vedova di Pinter, era completamente ignara dell’esistenza di Umbrellas. Felice del ritrovamento dichiarò di trovarlo molto divertente: “in famiglia facciamo a gara a recitarlo”. (2)
The Umbrellas – Harold Pinter
Traduzione di Alessandra Serra
Due gentiluomini sulla terrazza di un hotel prendono il sole su delle sedie a sdraio. Indossano pantaloncini corti e occhiali da sole.
A: Questo tempo è un po’ troppo per me.
PAUSA
B: Bhe… almeno hai la fortuna di avere l’ombrello. A: Ne ho sempre uno, mio caro.
PAUSA
B: Penso che farei bene a seguire il tuo esempio. A: In effetti si. Per me vuol dire tutto. Non mi sento mai perso. Capisci cosa voglio dire? B: Sei un tipo davvero intelligente tu.
PAUSA
A: La mia casa è piena di ombrelli. B: Non se ne ha mai abbastanza. A: Niente di più vero, mio caro.
PAUSA
B: Io non ne ho neanche mezzo.
PAUSA
A: Beh… secondo me prima o poi te ne pentirai. B: Penso che il momento sia arrivato, mio caro. A: La prudenza non è mail troppa, mio caro.
PAUSA
B: Tu si che hai i piedi ben piantati in terra, su questo non ci piove.
PAUSA
A: Si, in effetti mi sento molto sicuro, mio caro. B: Sai sempre dove ti trovi, e nessuno può toglierti questa sicurezza.
PAUSA
A: Vedrai che amici sinceri sono gli ombrelli.
PAUSA
B: Credo me ne comprerò uno.
PAUSA
A: Non chiederlo a me. Provarmi di uno di loro sarebbe come spezzarmi il cuore.
PAUSA
B: Li trovi utili?
PAUSA
A: Si … Oh si! Soprattutto quando piove
BUIO