Un inquietante “Monologo”

Un inquietante “Monologo”

Dal 25 ottobre sul palco dell’Harold Pinter Theatre in occasione della stagione Pinter at Pinter, “Monologo” è una breve piece che Harold scrisse originariamente per la televisione.

Trasmessa per la prima volta dalla BBC nel 1973, con la regia di Christopher Morhan, l’opera fu magistralmente interpretata da Henry Woolf, uno dei più cari amici del drammaturgo inglese, lo stesso che nel 1957 all’Università di Bristol firmò la prima regia de “La stanza”, il dramma con cui Harold Pinter iniziò la sua folgorante carriera.

L’unico personaggio della piece si chiama semplicemente “Uomo”.

Un uomo di mezza età, seduto su una sedia, che parla rivolto a un’altra sedia, vuota.

“Uomo” ricorda i momenti trascorsi con questo lui invisibile: una partita a tennis, due passi nel parco, un paio di buche a golf prima di colazione. Un’intimità maschile profonda, distrutta improvvisamente – come spesso accade in Pinter – da una presenza femminile dirompente: una donna, una bella ragazza nera che si insinua tra i due amici: “tu amavi la sua anima e io il suo corpo”.

Il soliloquio prosegue per venti minuti tra ricordi, lunghi e inquietanti silenzi, domande inevase.

Ma chi è questo personaggio invisibile?

Un amico immaginario? Un amico dei tempi passati? L’alter ego di “Uomo” giovane? Un parente? Potrebbe, visto che la piece si conclude con queste parole: “Sarei stato il loro zio … Sono lo zio di tuo figlio”.

Forse, però, non è importante saperlo.

Perché come disse una volta Pinter: “Le mie commedie riguardano i miei titoli”.

“Monologo” potrebbe non riguarda l’amicizia, il passato o i triangoli amorosi. Potrebbe essere semplicemente un monologo, dove la cosa più importante non è ciò che viene detto ma il fatto che ciò che viene detto non ha risposte.

Ancora una volta, un Pinter geniale.

Ph Pinterest

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